venerdì 21 novembre 2014

Il patto. Quando è il lettore il problema

Mi è capitato più volte sulla annosa questione della credibilità di un racconto fantastico e di leggere interventi sul tema, a volte molto bene argomentati. Perché tornarci? Perché ho l'impressione che spesso il discorso sia incompleto, non per ingenuità ma per l'adozione di una prospettiva troppo rigida.


Facciamo un passo indietro.
Il fantastico è un tipo di narrazione che nasce con deficit di realismo maggiore rispetto ad altri generi letterari. Si richiede dunque più attenzione alla credibilità delle storie, ovvero che il lettore possa accettare gli elementi estranei alla realtà che conosciamo; si tratta del solito patto con il lettore, fin qui nulla di nuovo. L'atto di leggere intorno a questo tacito accordo, che rende reali le storie nello spazio tra le parole e il lettore.

Il patto prevede alcuni diritti e doveri. Dovere del lettore è sospendere l'incredulità. Diritto del lettore è la coerenza interna della storia, ovvero il rispetto delle nuove regole definite da parte dell'autore stesso. Gli articoli sono molti ed è importante che entrambi, autore e lettore, ne siano consapevoli. Non sono cose di poco conto: c'è sempre la possibilità che danneggino l'esperienza di lettura. C'è, ad esempio, la questione della premise. Se l'autore inizia a imbastire la trama attorno a un tema importante, che vuole portare all'attenzione di chi legge, potrebbe suscitare la ritrosia di certe persone per i libri con un messaggio. Una volta ho partecipato a un'assurda discussione con una aspirante scrittrice che contestava un manuale il cui capitolo introduttivo girava intorno alla premessa. Al contrario, io sono uno che si porta con sé libri con una forte sinergia fra la premessa e la storia, perché sono quelli che più mi restano dentro.

venerdì 7 novembre 2014

Livio Gambarini - Le Colpe dei Padri

Ci sono un milanese, un bergamasco e una valligiana...
Il punto, ecco, è che non so se mi va di parlarne al solito modo. Le Colpe dei Padri è un libro che ho incontrato per caso, così come l'autore Livio Gambarini, in quel di Arona, in cui mi aspettavo tutt'altro. Ma si sa, tra un incontro e l'altro è facile perdere di vista gli obiettivi e acquistare un buon libro, soprattutto se nel pieno di una crisi di astinenza da caffeina.

Ed eccomi qui.
Non sono mai stato un appassionato di romanzi storici, anche se i pochi che ho letto mi sono piaciuti moltissimo. Posso citare Manzoni*, Jennings (L'Azteco) e il tizio che ha scritto Medicus, ma in generale dipende molto dal periodo storico. Al Manzoni forse non mi sarei mai approcciato senza l'input scolastico e, allo stesso modo, non sono andato oltre le prime 10 pagine del seguito di Medicus. Negli ultimi anni, per esempio, mi sono appassionato alle opere di Milano, la città in cui vivo e lavoro, così come ad alcuni suoi personaggi storici. Così, quando ho adocchiato questo romanzo, ho deciso che forse valeva la pena di cadere in tentazione.


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