mercoledì 30 ottobre 2013

Cory Doctorow - Little Brother (o "X", che dir si voglia)

C'è chi sente parlare del datagate e sembra scoprire oggi l'esistenza dei servizi di intelligence, che non c'è nessun limite che impedisca di raccogliere informazioni su un leader alleato. Dick Cheney, ex vicepresidente dell'era Bush, rivela ciò che è "noto da tempo", ovvero che l'intelligence statunitense opera senza uno scopo, non sapendo "cosa potrà tornare utile" (rif). Per difendere la nazione dal terrorismo, ovviamente. L'organizzazione deputata a ciò si chiama NSA - Agenzia per la Sicurezza Nazionale. Nonostante si spettacolarizzi il fatto che il cellulare della Merkel venga intercettato, tuttavia, non si parla molto dell'altro problema, che non sembra preoccupare i nostri governanti: che anche gli altri milioni di internauti si trovano nella medesima situazione!
... Il che è abbastanza coerente con lo sviluppo dei calcolatori elettronici, se vogliamo, visto che un primo, grande sviluppo all'informatica fu dato dall'urgenza di decrittare le trasmissioni naziste in piena la II Guerra Mondiale!
Così, dato che l'argomento sembra interessare, ho deciso di ripescare e proporvi una recensione scritta a suo tempo per Il Futuro è Tornato.


Cory Doctorow - Little Brother


Sinossi

(dal sito dell'autore)

Marcus, a.k.a “w1n5t0n,” is only seventeen years old, but he figures he already knows how the system works–and how to work the system. Smart, fast, and wise to the ways of the networked world, he has no trouble outwitting his high school’s intrusive but clumsy surveillance systems.
But his whole world changes when he and his friends find themselves caught in the aftermath of a major terrorist attack on San Francisco. In the wrong place at the wrong time, Marcus and his crew are apprehended by the Department of Homeland Security and whisked away to a secret prison where they’re mercilessly interrogated for days.
When the DHS finally releases them, Marcus discovers that his city has become a police state where every citizen is treated like a potential terrorist. He knows that no one will believe his story, which leaves him only one option: to take down the DHS himself.

Cory Doctorow conosce bene ciò di cui scrive. Ha lavorato infatti per l’Electronic Frontier Foundation (EFF), che da decenni portano avanti la battaglia per i diritti e le libertà nel mondo di internet. È statunitense canadese, e tutti sappiamo quali generi di restrizioni sono seguite agli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001 nei vicini Stati Uniti. Il quadro che dipinge è perfettamente credibile, tanto quanto potrebbe esserlo una storia pubblicata nel 2008 e ambientata, diciamo, nel 2013. La maggior parte della tecnologia che ci viene mostrata esiste o è comunque realizzabile. Siamo in quell'estremo della SF in cui non ci sono sostanziali differenze tecnologiche e culturali, pertanto risulta piuttosto intensa l’impressione che le vicende narrate potrebbero verificarsi anche oggi o tra pochi giorni.

Stiamo vivendo tempi interessanti, sul fronte digitale. L’anno scorso c’è stata una grande mobilitazione contro SOPA, CISPA e ACTA, proposte di legge o trattato che vanno dalla legalizzazione dello spionaggio dei cittadini a norme ancora più restrittive sul copyright, con definizioni così vaghe da minacciare molti siti e blog la cui attività non minaccia nessuno. Veniamo tracciati da quando hanno inventato il telefono, da quando ci hanno distribuito carte di credito e tessere fedeltà. Questi dati sono lì, archiviati chissà dove e protetti soltanto dalla normativa sulla privacy, a meno che i termini di servizio, di solito sottoscritti volontariamente senza averli letti, non prevedano la cessione dei dati a terzi. In questi giorni si è molto parlato dello scandalo NSA, il cosiddetto datagate, ma sono anni che associazioni come l’Electronic Frontier Foundation e i corrispettivi europei si battono contro le norme che minacciano seriamente la libertà sulla rete.

Marcus Yallow è uno studente di diciassette anni e si trova all’improvviso coinvolto in un gran casino. Dopo un secondo 11 Settembre, questa volta a San Francisco, viene sequestrato e interrogato duramente dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS). Marcus è un hacker, e la sua attrezzatura basta a renderlo sospetto, un potenziale terrorista agli occhi dei federali. Inutile dire che questa esperienza cambia la sua prospettiva sul mondo e, mentre l’azione di sorveglianza e repressione del governo federale si fa sempre più forte e intrusiva nella vita dei cittadini, lui approfondisce la storia del proprio paese, dal Bill of Rights ai movimenti libertari nella Bay Area. Inizia a porsi domande impegnative (“A cosa possiamo rinunciare, in nome della sicurezza?”) e decide di impegnarsi nella difesa dei diritti civili.

Lo fa con i mezzi e le necessità di un adolescente: navigare su internet, chattare, partecipare a giochi on line. Poiché il suo portatile è stato manomesso, realizza una rete protetta e criptata, X-net, che in breve conosce una larga diffusione tra i suoi coetanei. Se il governo federale si inserisce con prepotenza nei programmi scolastici, specialmente negli Studi sociali (l’equivalente della nostra Educazione civica), Marcus apre un blog dove documenta i soprusi del DHS e propone nuovi metodi per minare l’efficacia dell’azione repressiva. Nonostante gli sforzi, lui e il suo gruppo vengono considerati alla stregua di terroristi, pur nell’anonimato, e Marcus deve ogni giorno confrontarsi con il padre, la cui visione del mondo non sembra contemplare la possibilità che la polizia commetta errori. Il confronto generazionale in seno alla famiglia è esemplificativo delle reazioni dell’opinione pubblica, divisa tra chi si informa sui blog di X-net e chi guarda i notiziari televisivi.

Little Brother non è una distopia su grande scala, come per esempio 1984 di George Orwell. Il realismo è anche dovuto al fatto che la manipolazione delle informazioni, l’imposizione di restrizioni e controlli, la polarizzazione dell’opinione pubblica sono fenomeni che prendono piede nelle piccole cose e non hanno, almeno in apparenza, una valenza negativa. La popolazione di San Francisco sembra adattarsi all'utilizzo obbligatorio di carte di credito e pass per gli spostamenti, identificandosi a ogni interazione da casa al lavoro, sotto lo sguardo attento di telecamere in grado di riconoscere le persone. Se questo può servire a combattere il terrorismo, sono disposti ad accettarlo, anche a costo di essere fermati per un interrogatorio sulla base di una deviazione di percorso rispetto al campione statistico di riferimento. Non posso fare a meno di pensare all'obbligo, recentemente introdotto in Italia, di tracciabilità dei pagamenti sopra una certa soglia. Si può pensare che sia uno strumento efficace per la lotta alla criminalità oppure no, ma in ogni caso provvedimenti di questo genere comportano inevitabilmente una ridefinizione al ribasso di un diritto (in questo caso la privacy) o di una libertà naturale. La sfida che Marcus ha di fronte è di mostrare al mondo non solo l’inutilità degli sforzi del DHS, ma anche il danno reale arrecato alla cittadinanza.

La più grande differenza, rispetto alle classiche distopie, è il messaggio di speranza. Anche se in netto svantaggio, Marcus e i suoi compagni sono in grado di combattere contro l’oppressione. La stessa tecnologia impiegata per sorvegliarli, può essere rivoltata contro i sorveglianti. E se può farlo un ragazzo sveglio, probabilmente può farlo anche un vero terrorista. La principale differenza, come detto dallo stesso Doctorow (video) è nel messaggio di timida positività che l’autore vuole trasmettere, del tutto in linea con le aspettative di un liceale che vuole cambiare il mondo.

Nonostante tratti temi impegnativi, Little Brother è un romanzo per ragazzi. Molte delle situazioni descritte sono tipiche dell’adolescenza, dalla ribellione al primo innamoramento. Il linguaggio è semplice, ma se sperate di leggerlo in inglese vi avverto che è pieno zeppo di slang e termini tecnici. Un aspetto che può risultare un po’ pesante, a tratti, è la presenza di infodump ogniqualvolta Marcus si lancia in una digressione esplicativa. Questi brani, d’altra parte, potrebbero agevolare la lettura di chi non sa cosa sono crittografia asimmertica e LARP. A parte questi pochi argomenti, il romanzo può essere apprezzato anche di chi non si intenda di hacking o di giochi di ruolo, anche perché, lo ripeto ancora, è un libro estremamente attuale.

Se ho suscitato il vostro interesse, mi permetto di consigliare l’edizione originale, rilasciata con licenza creative commons e distribuita gratuitamente sul sito dell’autore. L’ebook contiene una lunga introduzione e due saggi sullo spirito autentico dell’hacker, che non è necessariamente quel cyber-criminale un tempo tratteggiato dai vecchi media: per dirne una, tutto il software libero che abbiamo a disposizione è nato grazie a questi individui. Ogni capitolo è arricchito da un paragrafo di dedica alle librerie amate da Doctorow, un tocco personale che forse non troverete nel cartaceo.

Per chi non ha dimestichezza con l’inglese, segnalo che l’edizione italiana, edita da Newton Compton, si trova con l'originalissimo titolo: X.
Di questo libro esiste anche un seguito pubblicato nel 2013: Homeland. Lo trovate sul sito di Doctorow con le stesse modalità, tuttavia, a quanto mi risulta, non è (ancora) stato tradotto.

6 commenti:

  1. Bel post, su un romanzo che ho apprezzato anch'io.

    Solo un'osservazione: Cory Doctorow non è statunitense, è canadese.

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    1. Grazie, ho corretto subito! (Fra l'altro, ho scoperto che ora risiede a Londra con cittadinanza britannica.) Mi ero lasciato trarre in inganno dai suoi trascorsi nell'EFF, per cui in effetti ha lavorato nella sede europea a Londra, e dai ringraziamenti posti a inizio di ogni capitolo, quasi tutti a librerie statunitensi.
      Grazie per la segnalazione, andrò a leggere il tuo articolo con interesse!

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  2. Mi viene un idea: perchè non provi a contattarlo per un intervista? Secondo me saresti l' uomo giusto al posto giusto! ;)

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    1. Urca! Sarebbe divertente, io stimo parecchio quest'uomo. Magari però prima vorrei leggere un altro paio dei suoi libri. Lo prendo come uno spunto per il futuro prossimo.

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  3. Vado OT (il libro non l'ho letto, di Doctorow per il momento conosco solo "infoguerra") per ringraziarti di avermi omaggiato nel tuo setting per Savage Worlds... parlando di Ludovico IL MORO... XD

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    1. Tu scherzi, ma quando scriverò un romanzo ambientato in quel setting ti chiederò di scrivermi l'introduzione. :P

      Comunque Infoguerra mi manca. Considera che CD ha scritto sia libri per ragazzi, come questo, sia libri più adulti. Le tematiche che tratta sono comunque spesso legate alle libertà digitali e alle nuove tecnologie.

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